Mostra “Arte e seduzione” a Mantova: i due amanti di Giulio Romano

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Simone Rega
Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.
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Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.

E’ l’opera che celebra la libertà del Rinascimento

La mostra a Palazzo Te “Arte e seduzione”, fino al 6 gennaio 2020, celebra la figura di Giulio Romano e un periodo storico particolarmente favorevole alla diffusione dell’arte erotica.
Sarebbe facile cadere nella tentazione di giudicare l’opera solo dalle apparenze.

Per prima cosa osserviamo:

Ci sono due personaggi stesi su di un letto, senza particolari connotazioni iconografiche, nell’attimo prima di iniziare il loro idillio.
Si trovano su di un letto estremamente raffinato e ricchissimi particolari che ci fanno toccare con mano la matericità di ogni superficie. I cuscini, le lenzuola, le nappe cadenti, il vestito semi abbandonato sul pavimento e le tende del letto aperte come un sipario.
Non è Marte o Vulcano, non è Venere o Giunone.
Sono semplicemente due giovani della porta accanto intenti ad abbandonarsi l’uno nelle braccia dell’altro.

Probabilmente la scena si svolge all’interno di un luogo di piacere dove si celebrava l’amore su appuntamento. 
Alla destra di una tela lunga 337 cm si apre una porta dove una vecchia, forse la proprietaria della struttura, che spia con malizia mentre un cane le si arrampica sulle ginocchia per afferrare le chiavi, riferimento fin troppo esplicito al verbo della scena.
La vecchia allude, per contrasto, al rapporto con la giovane che può ancora godersi il fiore degli anni come avrebbe fatto un pittore veneto come Giorgione.

Si tratta di un capolavoro di Giulio Romano che, secondo la critica, è assegnato alla committenza di Federico II Gonzaga in un periodo immediatamente precedente alla sua partenza da Roma per Mantova avvenuta nel 1524.
Quindi si tratterebbe del suo “biglietto da visita” da presentare ai Gonzaga, l’opera prima che mostra tutte le sue abilità.

Infatti Giulio Romano non arriverà mai a un tale livello di precisione, di raffinatezza, studiando le ombre, i panneggi e il ricciolo di ogni dettaglio. Solo l’anatomia dei corpi è più approssimativa e meno aggraziata ma il reale e ultimo scopo di un quadro così è di appassionare l’osservatore, di fargli provare il desiderio di essere lui o lei.
In fondo chi guarda l’opera è un po’ come la vecchia: spia, anela, fantastica in un gioco silenzioso di palpiti.

Tutta la superficie è un inno alla libertà: agli angoli del letto sono dipinte, con l’illusione del bassorilievo, due scenette mitologiche di cui una rappresenta un satiro che si accoppia con una capra.
La testa del cavallo, sulla sinistra, sembra emettere un gemito di piacere.
Gli stessi personaggi li avremmo visti in una qualsiasi commedia del tempo o recuperata dal teatro antico, segnale di una cultura generale tesa a celebrare il piacere e la bellezza attraverso il veicolo delle pose, dei personaggi e delle forme del mondo classico. Inutile aggiungere come i ritrovamenti di antichità che negli stessi anni avvenivano a Roma non facevano altro che fornire modelli e occasione di studio agli artisti.

Non ci sono fonti certe o documenti sull’opera se non un passaggio di Vasari.
Probabilmente arriva a Mantova nel marzo del 1526 insieme alla collezione di Giulio Romano che fa preparare due carichi di antichità da trasportare per via terra e via mare e consegnare poi a Federico II.

Forse è da riconoscere proprio in quel “quadro grande su l’asse, de pictura, coperto di tela cerata” che arrivò da Roma a dorso di mulo. Alla morte di Federico sono inventariati alcuni quadri definiti “grandi” di cui quattordici erano collocati nella sua villa privata di Marmirolo.
Questo, nello specifico, doveva essere l’unico grande quadro che decorava una sala riccamente allestita con corami dorati e argentati, una lettiera di noce e una tavola grande.
Una splendida e sensuale alcova per gli incontri con la sua amante Isabella Boschetti.

Se ti è piaciuto l’articolo scrivilo nei commenti qui sotto e…

Ti aspettiamo a Mantova, a Palazzo Te per “Arte e seduzione” che fino al 6 gennaio 2020 ti permetterà di ammirare dal vivo questa opera e non solo.

Prezzo Biglietti:

  • Intero € 13,00
  • Ridotto € 10,00

Orario Mostra:

  • Lunedì dalle ore 13.00 alle 18.30
  • Da martedì a domenica dalle ore 09:00 alle ore 18:30
  • Chiuso il 25 dicembre

Maggiori info su palazzote.it

Un Saluto e a presto,
Simone.

Bibliografia: Giulio Romano, Arte e desiderio, catalogo della mostra, Electa 2019.

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2 Responses

  1. Interessante l’articolo e grandioso avere l’opportunita’ di osservare per la prima volta da vicino quest’opera d’arte in una citta’ come Mantova che – io non l’ho mai vista…- deve essere proprio meravigliosa! Chissa’, magari un salto😄😄… Grazie ! Alla prossima! Vi seguo con tanto affetto!!🙋‍♀️

  2. Ciao, mi piace la lettura del quadro. Spesso davanti ai dipinti ci si sofferma in modo superficiale senza capire il perché è il per come il dipinto è stato strutturato.
    Grazie. Mi piacerebbe leggere altre “letture “ di quadri.

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