Modigliani, New York e gli Ambasciatori

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Simone Rega
Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.
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Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.

In questo numero:

La visita al Museo diventa una serie TV

L’oltraggio al pudore di Modigliani. Anniversario della sua Morte

La risposta era… “Gli ambasciatori” di Hans Holbein il Giovane

Le lettere di… Modigliani l’ultimo romantico

Le tue curiosità (tra le parentesi)

Buona lettura 😉

Simone Rega

Dentro il museo. Conoscere a distanza

Un museo può diventare il set di una serie tv? Forse conviene togliere il punto di domanda

Con l’inizio di questo nuovo anno è più che lecito domandarsi, oltre ai problemi economici,  l’evoluzione della pandemia, gli sviluppi sociali e culturali.

I musei nel mese di dicembre, ma non solo, sono stati al centro di uno spinoso dibattito.

Chiusi sbagliato, aperti giusto, ma no, ma sì, forse. Non sta a noi fare delle valutazioni manageriali e politiche. La questione è anche un’altra e si sposta sul piano della visibilità e di che cosa significa essere museo.

L’idea – italiana – è che il museo si identifica con l’edificio. Verissimo se consideriamo la fruizione delle opere d’arte contenute uno strumento culturale e sociale necessario.

Ma un museo è solo una collezione di opere?

Un museo è solo un’architettura con un indirizzo civico?

Forse sarebbe necessario porsi questa domanda e riflettere sulle reali dimensioni del museo che sempre più chiede ed è spinto a non essere solo chiuso tra le sue mura. Come fare?

I modi sono infiniti, una strada per esempio l’ha scelta e percorsa il MoMA di New York che svela agli spettatori – non li chiamiamo più solo visitatori – cosa accade dietro le quinte. 

La serie, dal titolo At the Museum, racconta come le opere d’arte vengono allestite e disallestite, restaurate, trasportate e conservate. Un modo sincero e trasparente per capire meglio l’edificio museo e il pensiero museo. 

DA QUI POTETE ACCEDERE AL PRIMO EPISODIO DELLA PRIMA STAGIONE

Ti racconto. Storie dall’arte

Il centenario (+1) dalla morte di Modì

La storia di Amedeo Modigliani è sicuramente triste e per certi versi straziante. Così comune a tanti artisti degli anni venti del Novecento che hanno tentato la fortuna a Parigi, con successi alterni, molta miseria, molta fame e pochi quadri venduti. 

Non sarebbe il caso di fare un’ennesima biografia del pittore. Forse è l’occasione per ricordarci dei volti delle sue donne, del suo tratto inconfondibile e delle sue qualità come scultore. Non tutti sanno che Modigliani inizia come scultore già nel 1909 quando aveva 25 anni ma dovette abbandonarla presto dati i suoi problemi di salute. Troppo scalpellare produceva una grande quantità di polvere e pietra che respirava. Era già afflitto da una salute cagionevole nella sua Livorno. A 14 anni una febbre tifoide e una grave forma di tubercolosi.

Nel 1906 Modigliani tenta la fortuna e si trasferisce a Parigi. Qui incontra le sue donne, quei volti che per sempre faranno del suo nome uno stile e un marchio. Elvira detta La Quique, Beatrice Hastings e soprattutto Jeanne Hébuterne che divenne la sua musa, la sua compagna, la madre di sua figlia e vicina complice fino all’ultimo minuto di vita.

La morte per entrambi fu tragica. Lui morì il 24 gennaio 1920 all’Hôpital de la Charité mentre Jeanne si suicidò due giorni dopo, gettandosi dal quinto piano del palazzo dove abitavano i suoi genitori. Era incinta di otto mesi. 

I nudi di Modigliani in quegli anni rappresentavano lo scandalo più assoluto. Quelle figure quasi primitive, dagli occhi vuoti, forme sgraziate e massicce, lunghe canne nasali e quelle mani così lunghe e taglienti. Era l’epoca del movimento Dada, del Futurismo e di Marinetti, Monet dipingeva le ultime irriconoscibili ninfee e a breve Breton avrebbe dato vita al Surrealismo. 

Le sue figure più che avere dei volti indossavano delle maschere, quasi egizie, dal sapore antico, che venivano appesi a dei colli troppi lunghi.

La prima esposizione personale avviene a Parigi presso la Galleria Berthe Weill ma fu chiusa il giorno dopo l’inaugurazione per oltraggio al pudore. Eppure i quadri di Modigliani avrebbero fatto parte di quel periodo noto come “ritorno all’ordine” in cui gli artisti ricercavano le radici della pittura, forme arcaiche, giottesche e salde. C’era bisogno di guardare indietro, alle origini e al passato, forse perché tutto stava cambiando troppo velocemente, l’arte era ormai troppo di avanguardia e aveva superato sé stessa. 

Ultima nota curiosa e poco conosciuta. Modigliani ha realizzato due soli paesaggi nel 1918 in occasione del suo trasferimento a Nizza, un breve soggiorno per migliorare la propria salute. 

Zoom. Segni particolari

Gli ambasciatori francesi e un teschio che non si vede (subito)

Vi ricordate gli indizi dell’ultima newsletter? Ve li riportiamo per facilitarvi il compito. Un dipinto che parla inglese anche se il suo autore è tedesco, ha a che fare con la morte anche se non si vede e conserva una piccola magia tecnica. Poteva sembrare difficile ma era molto facile.

Si tratta de “Gli ambasciatori” di Hans Holbein il Giovane, datato 1533 e conservato alla National Gallery di Londra.

Il pittore ci porta all’interno di una stanza in cui i due uomini sono appoggiati ad uno scaffale a due ripiani arredato con libri ed oggetti simbolici. Quella macchia informe sul pavimento – e presente nell’indovinello – è in realtà un teschio. Deve essere visto inclinando l’immagine e guardandolo dall’angolo in basso a sinistra. Si tratta della tecnica dell’anamorfosi, un fenomeno ottico che non spieghiamo ma che lasciamo al risultato di Hans Holbein. 

I due ambasciatori sono Georges de Selve sulla destra e Jean de Dinteville sulla sinistra. Il primo è un ambasciatore francese a Venezia e il secondo a Londra. Entrambi giovani (sotto i 30 anni) colti, ambiziosi, sapevano il fatto loro in tema di diplomazia e documenti, dalla grande conoscenza e dagli innumerevoli viaggi alle spalle. 

Gli oggetti rappresentati sullo scaffale testimoniano questa loro erudizione: un elegante tappeto orientale, quadranti, bussole, astrolabi, un torquetum e un globo blu, una meridiana poliedrica, che presenta lo gnomone impostato sul Nord Africa. Nel ripiano inferiore un globo terrestre, un libro di aritmetica, un libro di inni musicali, un liuto con una corda spezzata. 

Indovinello di questa settimana

I tre indizi per la prossima opera:

Ecco gli indizi dell’opera di cui parleremo nella prossima newsletter. Si tratta di un dipinto ad olio, è il ritratto di una donna che è stata la musa di questo pittore che ha passato metà della sua vita in Francia

Storie da sfogliare 

Due consigli per ricordare Modigliani

Sono passati un secolo e un anno dalla morte di Modì, il giorno esatto è il 24 gennaio quando muore di meningite tubercolare. Era un sabato. Due giorni dopo, nella notte tra domenica e lunedì, fu la volta di Jeanne quasi prossima al parto. Abbiamo voluto dedicare una parte della nostra newsletter proprio ad Amedeo, alla sua pittura e alla sua vita. Ma per capirla un po’ meglio vi lasciamo due suggerimenti: la lettura delle lettere a cura di Elena Pontiggia (edizione Miniature di Abscondita) e il libro di Corrado Augias (edito da Einaudi) Modigliani l’ultimo romantico.

Riprendendo in mano i fatti della sua vita francese non si può non leggerci tutti i clichè – ma veri – di una vita bohémien fatta di quadri invenduti, scatolette di acciughe e un amore tragico.

Leggere le lettere è un po’ come avvicinarsi ai sentimenti di Modigliani ma è un’operazione difficile, tangente solo per un attimo alla sua reale situazione. Perché quando scrive alla madre traspare tutto l’affetto di un figlio, la informa delle sue mostre e che le invierà il ritaglio dell’articolo, la tiene aggiornata sulla sua figlioletta e finisce sempre con “Ti abbraccio forte, Dedo”. Così si firmava. Mentre in quelle più formali lascia spazio a “una cordiale stretta di mano, Modigliani”. 

Come è nostro solito fare riportiamo una parte del libro. Questa volta una lettera del gennaio 1919 che Amedeo scrive alla madre Eugénie Garsin, nata a Marsiglia ma di famiglia livornese.

Così scrive:

Cara mamma, mille grazie della tua lettera affettuosa. La bambina sta bene e anch’io. Non mi stupisco che essendo tu stata tanto madre ti senta nonna anche al di fuori della sanzioni legittime. Ti mando una foto. Ho cambiato di nuovo indirizzo: scrivere 13 rue de France, Nizza.
Ti abbraccio forte, Dedo. 

 

Tra (parentesi)

Una rubrica dedicata alle vostre curiosità

Inviateci le vostre domande e Simone vi risponderà nella prossima newsletter. Spesso tra parentesi o tra i riferimenti a margine ci sono le note più curiose e in pochi le vanno a vedere. Qui invece trovano spazio e trovate spazio voi e la vostra voglia di conoscere

Alla prossima uscita,

Simone Rega

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