Dal Cinematografo alle storie su Instagram e TikTok

Picture of Simone Rega
Simone Rega
Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.
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Appassionato d’arte dalla nascita, Simone è Storico dell'Arte, Operatore Culturale, Guida turistica e Blogger d’arte di Mantova.

L’evoluzione degli effetti visivi dal primo cinema ai video virali sui social.

Lo sapevi che possiamo definirci i pronipoti di Méliès e dei fratelli Lumière?

Forse questo inizio ti sembrerà strano ma continuando la lettura ti sarà tutto più chiaro.

Prima di partire ti faccio una domanda:

Hai mai fatto una “Storia” su Instagram, TikTok o Facebook usando uno dei vari effetti disponibili?

  • Se la risposta è SI ti posso già dire che sei anche tu un pronipote di Méliès e dei fratelli Lumière (continua a leggere lo stesso 😉 )
  • Se la risposta è NO non ti preoccupare, con pochi click anche tu puoi diventare loro pronipote 😉 Adesso ti spiego come!

Iniziamo a ripercorrere la storia degli effetti visivi nei video. 

Baudelaire e la crisi della narrazione

La contemporaneità ci impone il suo essere frammentaria, veloce e diffusa.

Siamo sempre più colpiti da una quantità crescente di stimoli e di shock ai quali “dobbiamo” reagire adeguandoci alla transitorietà e alla parcellizzazione.

Di questo se ne era accorto già Baudelaire che, tra il 1855 e il 1864, scrisse Lo Spleen di Parigi che si pone proprio come un’opera composta da brevi racconti, da leggere senza una traccia unitaria e continua.

Iniziarono così ad affiancarsi alla tradizione dei Dumas e dei grandi romanzi, una nuova tipologia di racconti più veloce, più frammentaria ma con il proprio carattere. 

Per alcuni critici, questo è stato il primo segnale di “crisi” della narrazione così come era conosciuta ed il passaggio verso l’età moderna.

La prima locomotiva in un cinematografo

Lo Spleen diede anche il via all’evoluzione della narrazione in campo fotografico, infatti, solo dopo trent’anni dalla sua prima pubblicazione, ci fu un altro importante evento nella storia dell’inizio dell’età moderna:

La proiezione dei fratelli Lumière de L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat.

Questa illustrava una scena di vita quotidiana, un frammento di un’azione che molte persone avevano già visto eppure, portato all’interno di un cinematografo, causò una forte sorpresa.

Il filmato, ovviamente ancora muto, fu realizzato grazie al singolo strumento che funzionava sia da camera che da proiettore, il cinématographe, che fu brevettato dai fratelli Lumière il 13 febbraio 1895.

Il filmato durava solo 45 secondi ma fu l’inizio della grande rincorsa alla produzione dei film che conosciamo oggi.

Pellicole sempre più lunghe, immagini sempre più reali, effetti visivi, il sonoro.

Eppure non si trattava del primo esempio di cinema.

Il soggetto si muove. Dal frame alla sequenza. 

Uno dei primi movimenti di un’immagine lo troviamo già nel 1832 ovvero otto anni prima della nascita di Monet.

Si tratta del Fenachistoscopio, letteralmente “imbroglio”, “inganno”, inventato da Joseph Plateau.

Il dispositivo era costituito da due dischi di cui uno con lo stesso soggetto rappresentato in pose diverse, l’altro invece suddiviso in porzioni equidistanti con finestre radiali.

Il movimento dei dischi produceva l’animazione dell’immagine. 

Fu poi Muybridge, fotografo britannico, a compiere nel 1887 un altro passo in avanti. 

Durante uno studio per analizzare la corsa dei cavalli posiziona in fila sul tracciato 12 macchine fotografiche, ciascuna con il tempo di esposizione di 1/1000 s.

La tecnica, conosciuta come cronofotografia, permetteva di catturare diverse immagini dello stesso soggetto che, se messe in sequenza, restituivano il dinamismo e l’animazione.

Questo è anche il principio alla base della futura pittura cubista e futurista. 

Lo stesso principio lo adottò anche Monet quando tra il 1892 e il 1984 dipinse il ciclo della cattedrale di Rouen.

Stesso soggetto, stesso punto di vista ma in momenti diversi della giornata per rappresentare diverse situazioni di luce. 

Dalle raffigurazione, messe insieme in un’unica sequenza, si ottiene un effetto oggi avvicinabile allo stop motion.    

Oltre la realtà. Gli effetti speciali 

Non era sufficiente la riproduzione della realtà.

Georges Méliès, regista, attore e illusionista, è considerato il padre degli effetti speciali attraverso la sperimentazione di tecniche narrative e nel montaggio ad esempio con dissolvenza e colore.

Il suo film più famoso, Le Voyage dans la lune, è del 1902, dura 15 minuti e richiama gli scritti di fantascienza di Jules Verne.

Macchine sceniche, movimento di oggetti inanimati, ingrandimento e rimpicciolimento di un soggetto, trucchi e scherzi illusionistici partecipando direttamente anche come attore. 

Perchè siamo pronipoti di Méliès e dei fratelli Lumière? 

Se ci pensi, gli effetti che si possono riprodurre oggi con un qualsiasi smartphone e le applicazioni dei social più famosi come Instagram, TikTok e Facebook, rimandano a quegli stessi concetti del precinema.

Un soggetto che si muove in loop o che compie la stessa posa avanti e indietro, l’inserimento di una gif spesso surreale e le brevità delle stories che frammentano le nostre dirette. 

Quando carichiamo dei filmati sui social network immortaliamo scene prese dalla vita quotidiana, spesso normale o quasi banale, proprio come la locomotiva, l’innaffiatore o l’uscita degli operai dalla fabbrica filmati dai fratelli Lumière. 

Adesso tocca a te

Prova a vedere e rivedere i filmati che ho inserito nell’articolo e lasciati ispirare per realizzare una “storia” o un contenuto social, immagine o video breve di pochi secondi, riprendendo ed utilizzando proprio lo stile dell’Ottocento.

Riprendi un momento della vita quotidiana, aggiungi qualche effetto e contenuto per dargli più movimento, e rendilo virale.

Condividilo poi nei tuoi profili aggiungendo l’hashtag #pronipotidilumiere e non dimenticarti di taggare i nostri profili Instagram e Facebook!

Buone riprese!
Un saluto,
Simone.

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Una risposta

  1. Ciao Simone,molto interessante il tuo articolo mi sento un po’ pronipote di Melies e dei fratelli Lumiere,mi sento….di certo sono la nipote dell’inventore del sonoro,mio nonno ,per l’esattezza ,Italiano/ sardo ,ovviamente tutto documentato,se fossi interessato a saperne di più,mi farebbe piacere,grazie per i tuoi articoli ,sempre molto interessanti.
    Beta

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